relazioni online
Ormai è noto anche ai più scettici: l’unico modo per evitare la vita online è valutare una carriera da eremita.
Tuttavia spesso il mondo digitale ci mette davanti a situazioni che non riusciamo a gestire facilmente, e potrebbero emergere difficoltà nel rapporto con gli altri o nell’utilizzo stesso del mezzo tecnologico.
Capita spesso nella mia esperienza clinica che genitori arrivino a richiedere una consulenza psicologica proprio perché spaventati da certi comportamenti messi in atto online dai propri figli, o, altrettanto frequentemente – soprattutto nei percorsi con adolescenti – le tecnologie diventano uno dei tanti ambiti da approfondire per conoscere la persona.
Ecco alcuni esempi di ambiti in cui potrei aiutarti:
Gestione dei Social Network e dei videogiochi
Quando si tratta di adolescenti (e non solo, ormai l’età di inizio è sempre più bassa), è quasi impossibile che non si arrivi a parlare, prima o poi, delle ore passate davanti a Instagram o Fortnite. Ormai è diventato il leitmotiv del supporto genitoriale: “non riusciamo a staccarlo dalla play”, “passa troppo tempo davanti al cellulare”.
Innanzitutto una buona notizia: se spesso si arriva a questa conclusione, niente panico, vuol dire che non siete soli! Tuttavia so cosa ci sia aspetta in questi casi: che un percorso psicologo porti a ridurre il numero di ore passato davanti ai device. Semplicemente.
Sapete cosa succede se si lavora solo su questa sfera? Che si perde l’opportunità di capire perché sentiamo questo bisogno di farlo, di mettere da parte i nostri rapporti offline a favore di quelli online.
E se, invece, un percorso psicologico potesse renderci più consapevoli tutti, figli e genitori, dell’importanza che questi device hanno nella nostra vita? Se potesse provocare anche solo un minimo bagliore sui bisogni che sottostanno all’utilizzo di videogiochi e Social Network?
Un po’ come quando si fa una dieta: possiamo, certo, togliere gli zuccheri, i carboidrati e chi più ne ha più ne metta, e di sicuro la diminuzione delle calorie avrà come effetto la diminuzione del peso, ma a che costo per il nostro benessere? Per il piacere, per il gusto. Per noi stessi.
E se, invece, iniziassimo a conoscere meglio sia il nostro corpo che gli alimenti che ingeriamo evitando di toglierne alcuni random, senza capire a cosa ci servivano?
Quando si passa dalla strada della consapevolezza, ne gioverà anche l’efficacia futura.
Succede, infatti, che in questa ottica piano piano possano essere i ragazzi stessi a rendersi conto, vuoi perché spinti dalle urla della mamma o del papà, vuoi per pura consapevolezza, che il tempo e la qualità del tempo passato con la tecnolgia è importante, non solo per il divertimento in sé ma anche per la relazione con gli altri. E così si inizia, insieme anche ai genitori, a ragionare sul fatto che, al di là dell’automatismo di prendere in mano lo smartphone e scrollare il telefono, questi gesti implicano il soddisfacimento di una serie di bisogni più profondi, che magari varrebbe la pena conoscere prima di eliminare.
Vi dirò di più: se non si passa di qua, da iniziare a conoscere a cosa servono questi carboidrati, a capire quando ci viene da mangiare di più, a capire che c’è quasi sempre un bisogno di relazione sotto questo utilizzo degli sparatutto, rischiamo che alziamo muri di comunicazione, che non ci capiamo, perché non parliamo la stessa lingua.
Quando questi, invece, da tabù diventano condivisioni, ecco che si può iniziare ad esplorare un mondo nuovo: il ragazzo si sente capito, il genitore si sente più tranquillo e vissero per sempre felici e connessi…. No, niente favole, solo comunicazione e relazione. Nel bene e nel male.
E sapete cosa potremmo iniziare a costruire? Un modo nuovo di riflettere sulle tecnolgie, un modo che, anziché dividerci in una lotta tra ideali contrapposti, ci veda uniti in uno scopo comune: quello di capirci meglio nel nostro essere esseri Social, oltre che sociali.
Gioie e dolori della Didattica A Distanza
E’ dura. La questione DAD è vermente tosta.
Lo è innanzitutto perché ci fa entrare in contatto con memorie di momenti difficili, e poi perché ha scovolto davvero la nostra quotidianità.
Quanti di noi, almeno una volta, non avevano pensato prima di quel fatidico Marzo 2020 “che bello sarebbe se potessi andare a scuola in piagiama!”. Ma poi, tra il dire e il fare… si sa.
Eppure, la DAD, come tutte le novità che ci stravolgono nelle nostre abitudini, ha fatto emergere la nostra diversità: c’è chi odia il doversi cristallizzare davanti ad un pc tante ore al giorno, troppe; c’è chi, invece, ne ha riscoperto un nuovo modo di vivere i rapporti (anche pochi, grazie!) con gli altri. C’è chi l’associa a delirio casalingo, tra connessioni altalenanti e videolezioni bloccate dalla mancanza di Giga; chi ne ha apprezzato la condivisione di un nuovo modo di lavorare o studiare lasciando posto a quella che ha dovuto sempre nascondere: una pigrizia recondita di un bradipo pensionato.
Che tu sia un bradipo o una gazzella, sicuramente la DAD ti sta insegnando a non dare nulla per scontato, che si può sempre imparare un nuovo modo di vivere ciò che davamo per assodato – oltre che insegnarti che i Giga non saranno mai abbastanza, indipendentemente dall’abbonamento che sottoscriverai. E ci sta facendo pensare ad un nuovo modo, per ognuno diverso, di viverne gioie e dolori. Perché si sa, è impossibile, come in tutte le cose, che un argomento non abbia dentro di sé sia aspetti positivi che negativi.
E allora com’è stato e come continua ad essere il tuo modo di vivere la DAD? La vivi in prima persona o come spettatore nascosto di un ambito fino ad oggi relegato alle 4 mura scolastiche?
Qualunque sia il tuo pensiero, io credo meriti di essere esplorato, capito e vissuto, indipendentemente che si cerchi di incasellarlo in una risposta definitiva giusta o sbagliata.
Questa idea non può che esserci dentro ai tuoi vissuti. Magari vale la pena esplorarli insieme, se ci sono pezzi che, in questo puzzle incasinato, da soli non riusciamo a mettere insieme.
Non è quello che stavi cercando?